Il senso dell’informare

In questi ultimi giorni mi sembra di guardare un film apocalittico. Rincorriamo la nostra futile rincorsa alla normalità mentre è sempre più evidente che tutto è cambiato. La nostra libertà di pensiero e di comunicare è stata sostituita da un esercito di autodidatti creatori di aforismi che insieme a evidenti errori grammaticali, ti lasciano quel senso di disgusto come una cattiva medicina presa solo per dare ragione al medico, non per il tuo malessere.

Restano i servi dell’informazione del potere, i finti amici del popolo, i paladini di popoli eletti, scelti da un dio accreditato a cui prostrarsi per mostrare la propria fedeltà, mentre altri popoli vengono massacrati perchè le fonti non li citano e siamo abituati a pensare che debbano morire, è normale, chi se ne frega.

Abbiamo usato sistemi e mezzi che ci hanno imbrigliato voci e pensieri, ora ce ne stiamo comodi a guardare lo sbriciolamento della nostra libertà. Abbiamo la paghetta per uno snack, ci distraiamo con le fesserie, va bene così.

Negli ultimi mesi abbiamo condotto un esperimento sociale condividendo sui social diverse notizie, di varie fonti e genere. Risultati:

  • la maggior parte degli utenti non apre i link anche se condivide o approva (like) perchè a molti basta leggere il titolo. Si tratta di persone molto intelligenti o molto sprovvedute.
  • la maggior parte degli articoli di informazione main stream  rispetto agli articoli indipendenti, avevano circa il triplo di visualizzazioni. Approfondendo con alcuni utenti scelti a campione abbiamo appurato che questo dipende dai social stessi che bloccano la visualizzazione di alcuni contenuti ritenuti non idonei.
  • pochissimi utenti si riferiscono alla pagina social (in questo caso la nostra) e molti si adattano al flusso che gli propone il social stesso.

Con questo risultato ci rendiamo conto che il compromesso di partecipare con i nostri contenuti creativi deve riportare ordine nel contenuto e non nella forma di trasmissione. Se la montagna è andata per molto tempo da Maometto, ora è tempo che lo stesso comprenda che è arrivato il tempo di viaggiare.

Quasimodo

 

 

 

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Buona giornata blogger

Ha ancora senso oggi avere un blog?

Il blog è una sorta di diario. Quando sono nati, la maggior parte dei blogger scriveva per passione, per comunicare. I social erano per lo più assenti e non c’era l’afflusso di notizie che c’è oggi.

Poi sono arrivati gli influencer, i famosi e i social hanno intensificato utenti. Non parliamo di altri subdoli meccanismi che hanno incasinato ricerca e diffusione dei contenuti.

Dovremmo quindi immaginare che non ha più senso se il nostro obiettivo è quello sopra esposto ma in un sistema sempre più stringente verso la libertà di espressione e quindi la diversità di opinioni, il blog rappresenta l’ultimo baluardo per le voci comuni.

Grazie a tutti gli amici blogger che proseguono con coraggio e determinazione questa strada.

Giuseppina Bruno